Drop the mask finissage
Finissage 10 febbraio 2017 ore 19:00
TURIN GATE 05:
“DROP THE MASK” è la sintesi del percorso del nostro inconscio dal materno e rassicurante ambiente fetale (Sergio Ragalzi, Origine), dove tutti viviamo un’identità primigenia sconosciuta e protetta, fino al trauma della nascita e alla coscienza di essere letteralmente scaraventati in un mondo ignoto e a tratti incomprensibile. La forza e la volontà di costruirci un’identità, di darci un volto, una fisionomia, un’apparenza a volte, soltanto, che possa anche solo in parte essere il riflesso della nostra facies interiore, caratterizza la natura umana e si manifesta in tutte le fasi della vita: fin dall’infanzia, fatta di serenità e felici scoperte, di gai riferimenti (Popeye di Max petrone, Putting on your face di Ronnie Cutrone e Bang! di Gallino, in mostra ad Alassio Gate 02), ma anche di realtà spaventose, simboli che ci atterriscono perché rimandano a realtà ancora troppo complesse per poterle comprendere ed avvicinare (si vedano L’Urlo di Ragalzi, Apparition d’autumne di De Bonis, gli alieni di Colombotto Rosso, le eteree donne di Leonor Fini, quasi fantasmi,…i languidi occhi de La prigioniera di Guidi, *Alassio Gate 02). Nel passaggio obbligato dell» adolescenza, quasi come fosse un tunnel di doveri e ruoli scomodi in cui non ci si riconosce, la dolcezza e la delicatezza dell» infanzia lasciano spazio alla prorompente sensualità e fierezza dell’età adulta, che a volte, ancora, sbanda disorientata tra i pericoli e i porti sicuri della vita, alla ricerca di una maschera rassicurante che celi e protegga la propria intimità (The ungreatful daughter e Ariel di Carla Iacono). E, procedendo nella risalita in superficie dal mare tranquillo del ventre materno alla tempesta della vita, ci si perde: Giulia Caira si specchia in un viso tormentato e spettrale, livido ma sensuale nella sua fissità; stride la sicurezza della modella di Pignotti, con la sensazione disperata di essere “Forse fuori luogo” . Vultus in latino è anche sguardo e in alcuni casi lo sguardo intriga e irretisce, conquista prima del volto e della sensualità carnale del corpo: è il caso di Sandra di Buia di Annigoni, Felix Labisse, Primo Conti, Jean-Pierre Fasani (*Alassio Gate 02).
Le protagoniste di Still life di Cotza (natura morta più viva che mai) e di Bathroom di Sampieri si scherniscono e fuggono lo sguardo: perché uno sguardo può metterti a nudo, scoprirti l’anima. L’uomo di Luigi Stoisa , in Pensieri nella notte nasconde il viso in una tragica postura che sembra il preludio alla morte, la donna di Amanti di Spinelli potrebbe essere il simbolo di tutte le donne, nella sua privata nudità. Il viso si fa invece specchio dell’interiorità e porta verso l» essenza interiore negli autoritratti di Piero Ruggeri e Adriano Tuninetto, come nel ritratto di Viani e nell» incisione di Picasso (* Alassio Gate 02). Vis à vis tra Federico di Montefeltro e Battista Sforza, in “Urbino stories” di Bisha, con un deus ex-machina di caratura internazionale come Woody Allen, volto-icona delle nevrosi metropolitane newyorkesi, e intimo confronto di sguardi in Conversazione di Francesco di Lernia; anche in “Sogno” di Anna Comba la dimensione onirica si serve del cinema e del suo linguaggio visivo più che mai pregnante, potente intrusione nel substrato psicologico dello spettatore, richiamo ai volti noti simbolo di realtà agognate (*Alassio Gate 02). Dal sogno all’esoterismo il passo è breve: i piatti di De Bonis rimandano ad immagini arcaiche di maschere e simboli del sole e della luna, la stessa luna in cui da piccoli (e forse anche da grandi.…) ci ostinavamo a leggere un viso. Turbano l’inconscio e rimandano ad arcaiche identità, le figure appena abbozzate ma potentissime nel segno e nella simbologia primitiva antropologica, nella maschera di Migneco, in Not a penny more di Kostabi, nelle statue africane di Tozzi e nel tratto infantile di Monumento di Baj (*Alassio Gate 02). Dalle icone del ciclo fotografico pittorico Re-velation di Carla Iacono, (che rimandano alla pittura fiamminga come Fairy Glaze e Sinthetic Mermaids rimandavano ai preraffaeliti), in cui il velo è strumento di forte caratterizzazione di identità, veicolo di significati culturali e sociali, messaggio addirittura più potente e diretto del volto; fino alle icone pop e fumettistiche di Max Petrone, il quale reinventa il volto come maschera, simbolo pregnante della personalità, Il percorso si conclude con le Decostruzioni di Fabio Zanino, che di un oggetto stravolge la struttura per riassemblarne una nuova, con un nuova identità che ne narra comunque la storia complessa, e ne porta i segni.
TURIN GATE 05
HOTEL PRINCIPE DI TORINO
CORSO MONCALIERI 85
TORINO
2 dicembre 2016 – 10 febbraio 2017
Open daily hours: 11−13÷15−20
FREE ENTRANCE
Drop the mask
TURIN GATE 05:
“DROP THE MASK” è la sintesi del percorso del nostro inconscio dal materno e rassicurante ambiente fetale (Sergio Ragalzi, Origine), dove tutti viviamo un’identità primigenia sconosciuta e protetta, fino al trauma della nascita e alla coscienza di essere letteralmente scaraventati in un mondo ignoto e a tratti incomprensibile. La forza e la volontà di costruirci un’identità, di darci un volto, una fisionomia, un’apparenza a volte, soltanto, che possa anche solo in parte essere il riflesso della nostra facies interiore, caratterizza la natura umana e si manifesta in tutte le fasi della vita: fin dall’infanzia, fatta di serenità e felici scoperte, di gai riferimenti (Popeye di Max petrone, Putting on your face di Ronnie Cutrone e Bang! di Gallino, in mostra ad Alassio Gate 02), ma anche di realtà spaventose, simboli che ci atterriscono perché rimandano a realtà ancora troppo complesse per poterle comprendere ed avvicinare (si vedano L’Urlo di Ragalzi, Apparition d’autumne di De Bonis, gli alieni di Colombotto Rosso, le eteree donne di Leonor Fini, quasi fantasmi,…i languidi occhi de La prigioniera di Guidi, *Alassio Gate 02). Nel passaggio obbligato dell» adolescenza, quasi come fosse un tunnel di doveri e ruoli scomodi in cui non ci si riconosce, la dolcezza e la delicatezza dell» infanzia lasciano spazio alla prorompente sensualità e fierezza dell’età adulta, che a volte, ancora, sbanda disorientata tra i pericoli e i porti sicuri della vita, alla ricerca di una maschera rassicurante che celi e protegga la propria intimità (The ungreatful daughter e Ariel di Carla Iacono). E, procedendo nella risalita in superficie dal mare tranquillo del ventre materno alla tempesta della vita, ci si perde: Giulia Caira si specchia in un viso tormentato e spettrale, livido ma sensuale nella sua fissità; stride la sicurezza della modella di Pignotti, con la sensazione disperata di essere “Forse fuori luogo” . Vultus in latino è anche sguardo e in alcuni casi lo sguardo intriga e irretisce, conquista prima del volto e della sensualità carnale del corpo: è il caso di Sandra di Buia di Annigoni, Felix Labisse, Primo Conti, Jean-Pierre Fasani (*Alassio Gate 02).
Le protagoniste di Still life di Cotza (natura morta più viva che mai) e di Bathroom di Sampieri si scherniscono e fuggono lo sguardo: perché uno sguardo può metterti a nudo, scoprirti l’anima. L’uomo di Luigi Stoisa , in Pensieri nella notte nasconde il viso in una tragica postura che sembra il preludio alla morte, la donna di Amanti di Spinelli potrebbe essere il simbolo di tutte le donne, nella sua privata nudità. Il viso si fa invece specchio dell’interiorità e porta verso l» essenza interiore negli autoritratti di Piero Ruggeri e Adriano Tuninetto, come nel ritratto di Viani e nell» incisione di Picasso (* Alassio Gate 02). Vis à vis tra Federico di Montefeltro e Battista Sforza, in “Urbino stories” di Bisha, con un deus ex-machina di caratura internazionale come Woody Allen, volto-icona delle nevrosi metropolitane newyorkesi, e intimo confronto di sguardi in Conversazione di Francesco di Lernia; anche in “Sogno” di Anna Comba la dimensione onirica si serve del cinema e del suo linguaggio visivo più che mai pregnante, potente intrusione nel substrato psicologico dello spettatore, richiamo ai volti noti simbolo di realtà agognate (*Alassio Gate 02). Dal sogno all’esoterismo il passo è breve: i piatti di De Bonis rimandano ad immagini arcaiche di maschere e simboli del sole e della luna, la stessa luna in cui da piccoli (e forse anche da grandi.…) ci ostinavamo a leggere un viso. Turbano l’inconscio e rimandano ad arcaiche identità, le figure appena abbozzate ma potentissime nel segno e nella simbologia primitiva antropologica, nella maschera di Migneco, in Not a penny more di Kostabi, nelle statue africane di Tozzi e nel tratto infantile di Monumento di Baj (*Alassio Gate 02). Dalle icone del ciclo fotografico pittorico Re-velation di Carla Iacono, (che rimandano alla pittura fiamminga come Fairy Glaze e Sinthetic Mermaids rimandavano ai preraffaeliti), in cui il velo è strumento di forte caratterizzazione di identità, veicolo di significati culturali e sociali, messaggio addirittura più potente e diretto del volto; fino alle icone pop e fumettistiche di Max Petrone, il quale reinventa il volto come maschera, simbolo pregnante della personalità, Il percorso si conclude con le Decostruzioni di Fabio Zanino, che di un oggetto stravolge la struttura per riassemblarne una nuova, con un nuova identità che ne narra comunque la storia complessa, e ne porta i segni.
TURIN GATE 05
HOTEL PRINCIPE DI TORINO
CORSO MONCALIERI 85
TORINO
2 dicembre 2016 – 27 gennaio 2017
Open daily hours: 11−13÷15−20
FREE ENTRANCE
ALASSIO GATE 01 — CINE /ESTETICO
Diego Scursatone — Surrender
Mostra personale di Diego Scursatone
SURRENDER,
ovvero la resa dell’ambiente urbano antropizzato alla bellezza
e alla forza della natura: perchè nelle opere di Diego Scursatone
la natura e il respiro del mondo sopravvivono sempre, vincendo
sull’omologazione e sulla pressione fisica e mentale dei ritmi di vita
urbani alienanti.
Il tempo si ferma, e in attesa di essere travolti dalla potenza del segno,
ci si arrende alla visione, alla riflessione: all’ascolto del mondo.
TURIN GATE 04 CINEMA E PITTURA: CONTAMINAZIONI — FINISSAGE
TURIN GATE 04 CINEMA E PITTURA — Contaminazioni
Finissage
Durante l’evento, speciale omaggio a Felice Andreasi: proiezione di monologhi inediti girati al Cab41 e del cortometraggio «FELICE L’ATTORE CHE DIPINGE» ( ITALIA, 1998, Dvd, 24 minuti ) di Antonio De Lucia e Enrico Venditti
HOTEL DOCK MILANO – VIA CERNAIA 46 – TORINO