principe carla 01s

TURIN GATE 05:

DROP THE MASK” è la sin­tesi del per­corso del nos­tro incon­scio dal materno e ras­si­cu­rante ambi­ente fetale (Ser­gio Ragalzi, Orig­ine), dove tutti vivi­amo un’identità prim­i­ge­nia sconosci­uta e pro­tetta, fino al trauma della nascita e alla coscienza di essere let­teral­mente scar­aven­tati in un mondo ignoto e a tratti incom­pren­si­bile. La forza e la volontà di costru­irci un’identità, di darci un volto, una fisiono­mia, un’apparenza a volte, soltanto, che possa anche solo in parte essere il rif­lesso della nos­tra facies inte­ri­ore, carat­ter­izza la natura umana e si man­i­festa in tutte le fasi della vita: fin dall’infanzia, fatta di seren­ità e felici scop­erte, di gai rifer­i­menti (Pop­eye di Max petrone, Putting on your face di Ron­nie Cutrone e Bang! di Gallino, in mostra ad Alas­sio Gate 02), ma anche di realtà spaven­tose, sim­boli che ci atter­riscono per­ché riman­dano a realtà ancora troppo com­p­lesse per poterle com­pren­dere ed avvic­inare (si vedano L’Urlo di Ragalzi, Appari­tion d’autumne di De Bonis, gli alieni di Colom­botto Rosso, le eteree donne di Leonor Fini, quasi fantasmi,…i lan­guidi occhi de La pri­gion­iera di Guidi, *Alas­sio Gate 02). Nel pas­sag­gio obbli­gato dell» ado­lescenza, quasi come fosse un tun­nel di doveri e ruoli sco­modi in cui non ci si riconosce, la dol­cezza e la del­i­catezza dell» infanzia las­ciano spazio alla pro­rompente sen­su­al­ità e fierezza dell’età adulta, che a volte, ancora, sbanda dis­ori­en­tata tra i peri­coli e i porti sicuri della vita, alla ricerca di una maschera ras­si­cu­rante che celi e pro­tegga la pro­pria intim­ità (The ungreat­ful daugh­ter e Ariel di Carla Iacono). E, proce­dendo nella risalita in super­fi­cie dal mare tran­quillo del ven­tre materno alla tem­pesta della vita, ci si perde: Giu­lia Caira si spec­chia in un viso tor­men­tato e spet­trale, livido ma sen­suale nella sua fis­sità; stride la sicurezza della modella di Pig­notti, con la sen­sazione dis­per­ata di essere “Forse fuori luogo” . Vul­tus in latino è anche sguardo e in alcuni casi lo sguardo intriga e irretisce, con­quista prima del volto e della sen­su­al­ità car­nale del corpo: è il caso di San­dra di Buia di Annigoni, Felix Labisse, Primo Conti, Jean-​Pierre Fasani (*Alas­sio Gate 02).

Le pro­tag­o­niste di Still life di Cotza (natura morta più viva che mai) e di Bath­room di Sampieri si sch­erniscono e fug­gono lo sguardo: per­ché uno sguardo può met­terti a nudo, sco­prirti l’anima. L’uomo di Luigi Stoisa , in Pen­sieri nella notte nasconde il viso in una trag­ica pos­tura che sem­bra il pre­lu­dio alla morte, la donna di Amanti di Spinelli potrebbe essere il sim­bolo di tutte le donne, nella sua pri­vata nudità. Il viso si fa invece spec­chio dell’interiorità e porta verso l» essenza inte­ri­ore negli autori­tratti di Piero Rug­geri e Adri­ano Tuninetto, come nel ritratto di Viani e nell» inci­sione di Picasso (* Alas­sio Gate 02). Vis à vis tra Fed­erico di Mon­te­fel­tro e Bat­tista Sforza, in “Urbino sto­ries” di Bisha, con un deus ex-​machina di caratura inter­nazionale come Woody Allen, volto-​icona delle nevrosi met­ro­pol­i­tane newyorkesi, e intimo con­fronto di sguardi in Con­ver­sazione di Francesco di Ler­nia; anche in “Sogno” di Anna Comba la dimen­sione onir­ica si serve del cin­ema e del suo lin­guag­gio visivo più che mai preg­nante, potente intru­sione nel sub­strato psi­co­logico dello spet­ta­tore, richi­amo ai volti noti sim­bolo di realtà agog­nate (*Alas­sio Gate 02). Dal sogno all’esoterismo il passo è breve: i piatti di De Bonis riman­dano ad immag­ini arcaiche di maschere e sim­boli del sole e della luna, la stessa luna in cui da pic­coli (e forse anche da grandi.…) ci osti­navamo a leg­gere un viso. Tur­bano l’inconscio e riman­dano ad arcaiche iden­tità, le fig­ure appena abboz­zate ma poten­tis­sime nel segno e nella sim­bolo­gia prim­i­tiva antropo­log­ica, nella maschera di Migneco, in Not a penny more di Kostabi, nelle statue africane di Tozzi e nel tratto infan­tile di Mon­u­mento di Baj (*Alas­sio Gate 02). Dalle icone del ciclo fotografico pit­torico Re-​velation di Carla Iacono, (che riman­dano alla pit­tura fiamminga come Fairy Glaze e Sinthetic Mer­maids riman­da­vano ai pre­raf­faeliti), in cui il velo è stru­mento di forte carat­ter­iz­zazione di iden­tità, vei­colo di sig­ni­fi­cati cul­tur­ali e sociali, mes­sag­gio addirit­tura più potente e diretto del volto; fino alle icone pop e fumet­tis­tiche di Max Petrone, il quale rein­venta il volto come maschera, sim­bolo preg­nante della per­son­al­ità, Il per­corso si con­clude con le Decostruzioni di Fabio Zanino, che di un oggetto stravolge la strut­tura per riassem­blarne una nuova, con un nuova iden­tità che ne narra comunque la sto­ria com­p­lessa, e ne porta i segni.

TURIN GATE 05

HOTEL PRINCIPE DI TORINO

CORSO MON­CALIERI 85

TORINO

2 dicem­bre 201627 gen­naio 2017

Open daily hours: 1113÷1520

FREE ENTRANCE