chisiamo


La Min­ima era, verso la fine degli anni ‘60, una pic­cola, ma per alcuni tori­nesi fon­da­men­tale, realtà nel mondo dell’arte, con sede in Piazza San Carlo, e spesso pro­muoveva, sull’onda dell’entusiasmo del tito­lare Elio Quaglino e di sua figlia Giu­liana, artisti emer­genti, molti dei quali poi diven­nero impor­tanti, men­tre chi non cav­alcò il suc­cesso… tutto som­mato un segno lo las­ciò. Un segno emozionale, potremmo definirlo.

La Min­ima Art e-​motion riprende questo segno, da dove lo ave­vamo las­ci­ato: per­ché l’arte possa con­tin­uare inces­san­te­mente a sus­citare emozioni. E per mostrarla sceglie un ambi­ente infor­male, e neu­tro, popo­lare, pro­fano: l’hotel, non a caso il Dock, sim­bolo della sto­ria di Torino.

Torino ha i suoi cav­alli di battaglia, sia nell’arte mod­erna che soprat­tutto con­tem­po­ranea, e da essi si parte per svilup­pare un dis­corso col­lat­erale, una chi­ac­chier­ata, una visita infor­male ad una pic­cola espo­sizione, spec­chio di quelle prin­ci­pali della città.

Qual­cuno molto in vista, men­tore dell’arte, disse una volta in un’intervista, nel 2009, che “l’opera d’arte esiste solo se qual­cuno la guarda”.(1) Ebbene, LA MIN­IMA parte da questo assunto con l’obiettivo di farla vivere, l’arte, sem­plice­mente mostran­dola, espo­nen­dola in un “pas­sage” pub­blico e fruibile, per­ché possa essere un bene con­di­viso ed acces­si­bile a tutti, e chi­unque voglia parte­ci­pare alla tavola rotonda dell’arte ne possa dis­cutere, piut­tosto che sof­frirne, criti­care o goderne… per­ché ognuno possa viverla come preferisce, in una sorta di “Così è, se vi pare”(2). In virtù di questo approc­cio “friendly” e appas­sion­ato all’arte, lon­tano dal tem­pio degli indot­tri­nati e dei mer­canti, LA MIN­IMA vuole crescere, fun­gendo da volano di con­tatti e di espe­rienze tra gli appas­sion­ati e le altre cat­e­gorie grav­i­tanti nel con­testo artis­tico, e vuole farlo operando in uno spazio ibrido che allinea le com­pe­tenze, in una “mescolanza degli stili”(3) dove l’esperto e il dis­sacra­tore sono uguali di fronte all’opera compiuta.

Per mostrarla si è scelto uno spazio “uncon­ven­tional”, un luogo di pas­sag­gio, dove lo sce­nario cam­bia con­tin­u­a­mente per­ché cam­biano le per­sone, le moti­vazioni, gli obi­et­tivi, i tempi: quale luogo migliore di un hotel per aprire un varco sull’arte, per sus­citare reazioni/​emozioni?

TURIN GATE 01.…99 vuole essere un varco, uno sguardo sul mondo dell’arte, uno spazio ibrido di inter­con­nes­sione, dove il lin­guag­gio è fatto di emozioni, è “sporcato” dall’esperienza di chi passa di qui, e vi parla diret­ta­mente all’anima con le opere esposte. In poche parole, noi l’arte ve la mos­tri­amo: voi fatene ciò che vi piace.

Noi apri­amo il varco, il pas­sag­gio: voi, non perde­tevi il viaggio.

(1) Mau­r­izio Cattelan

(2) Luigi Pirandello

(3) Eric Auerbach