TURIN GATE 03: l’esposizione prende spunto dal grande Monet, maestro dell’impressionismo e della pittura «en plein air», ovvero della rappresentazione dell’ambiente naturale ed oggettivo, per scandagliare gli ambienti più profondi dell’animo.
L’excursus risale dalle profondità sommerse dei «paesaggi dell» anima», ovvero tracce
emozionali del nostro vissuto, scenari interiori ed esteriorizzati, riflessi di un’intimità
sofferta mai apertamente rivelata; attraversa paesaggi naturali umanizzati e al contempo selvaggi, desolati, alla ricerca di paradisi artificiali che sono parte del bagaglio culturale e del retaggio infantile di ognuno di noi; dopo un lungo viaggio estenuante all’interno del sé, infine approda nuovamente alla memoria interiore, alla stratificazioni della coscienza, alla rappresentazione iconica della città antica.
Il percorso espositivo parte dai paesaggi dolenti di Gio Maggio, che in Eclisse rappresenta il cuore del mondo lacerato dalla sofferenza, soffocato dalla materia scura e collosa del progresso che tutto ricopre e fagocita; in Contaminazioni l’elettromagnetismo e la digitalizzazione di tutti i settori della vita sono essenza stessa e motore del sistema città. La critica all’azione deturpante dell’uomo sull’ambiente è chiaramente espressa in Marea Nera di Giammarinaro; Cinema di carta di Anna Comba rappresenta invece un mondo interiore, popolato dagli idoli di più generazioni, simboli di un’America vincente e libera, di sogni e ideali che spesso si scontrano con un pragmatismo spinto fino all’eccesso. Fa da contraltare la risposta di Bisha in Enjoy life, dove la rivolta come segno di volontà di cambiamento, esplode all’esterno della stanza, incupendo il mondo dorato della diva che brinda alla vita. Nel contesto di paesaggi umanizzzati ed esasperati ben si inserisce la Veduta di Torino di Alfredo Billetto, cupa icona della città industriale da cui
fugge Il disadattato di Pierangelo Tronconi in cerca di una nuova identità in armonia con il paesaggio naturale. La ricerca del sé si perde nei paesaggi bucolici di Bruno Schwab (Studio
per Fontanamora e Giardino fiorito), nel panorama alpino de La finta poesia di Antonio Carena, nelle vedute marine di Michele Baretta e Sergio Agosti (Pescatori a Marina di Pisa e Orizzonte alle Tremiti), così come nei rasserenanti ricordi d’infanzia, simboli essi stessi: il carretto dei gelati di Anna Comba, la Cinquecento di Diego Scursatone, la Cattedrale di Alfredo Billetto, opera più tarda, dal carattere quasi astratto di ascendenza cubista, o il mercato di Giancarlo Aleardo Gasparin.
Il viaggio interiore prosegue, e scende più in profondità, fino a raggiungere paesaggi arcaici, ancestrali, forze naturali incontrollabili, matrici di paura e di attrazione, come la Colata lavica di Vittorio Marone e le Profondità oceaniche di Luciana Matalon; risale al substrato dei sogni, nei contorni stilizzati dei paesaggi di Adriana Rigonat (Vacanze e Il giardino dei semplici), nello spessore materico di Tramonto a Capo Ampelio di Marone, negli Anonimi percorsi di Gianfranco Galizio,
che rimandano ad ambienti a noi più che mai familiari. Fiaba di Rocco Forgione rappresenta ancora il mondo onirico, così come i paesaggi di Stoisa e di Magritte, e L’abbandono di Giorgio Giorgi. Il viaggio attraverso i paesaggi dell’anima infine si chiude al punto di partenza, con le città arcaiche di Memorie di Gio Maggio, stilizzate nei segni primordiali della civiltà, in tracce antiche sedimentate nel tessuto urbano, che rappresentano l’essenza stessa del paesaggio naturale e artificiale del nostro tempo.
RETROSPETTIVA SULL’ARTE MODERNA:
UN “PASSAGE”
SULLE ATTUALI ESPOSIZIONI A TORINO
PAESAGGI DELL’ANIMA
29 GENNAIO – 25 MARZO 2016
HOTEL DOCK – VIA CERNAIA 46 – TORINO
Open daily hours: 11 – 13 ⁄ 15 – 20 — FREE ENTRANCE