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Ti aspet­ti­amo

Hotel Principe di Torino, corso Mon­calieri 85 — Torino. All’inizio del nuovo evento man­cano… 20.10.2017 19:00

Cat­a­l­ogo

Il cat­a­l­ogo dell’evento è disponi­bile presso la Recep­tion dell’Hotel che ospita.

Per ulte­ri­ori infor­mazioni con­tatta: info@​laminima.​it

TURIN GATE 04 CIN­EMA E PIT­TURA: CON­T­A­M­I­NAZIONI

raffaelli ritaglios

TURIN GATE 04: Ciak! si gira. Il cin­ema entra pre­po­ten­te­mente nel mondo della pit­tura: e ci mostra, in una visita attra­verso per­son­aggi e scenografie su cel­l­lu­loide (divi del cin­ema, supereroi impor­tati dai fumetti, donne-​icone dell’immaginario col­let­tivo), le con­t­a­m­i­nazioni della set­tima arte.
Il viag­gio all’interno della realtà cin­e­matografica, tra le sug­ges­tioni che le immag­ini evo­cano (che rap­p­re­sen­tano un mondo “altro”, con un lin­guag­gio “altro” di cui è espres­sione il segno pit­torico), indaga con quali esiti gli artisti, apparte­nenti a sto­rie pro­fes­sion­ali e cor­renti di dif­fer­ente matrice, sono stati con­ta­giati dalla pas­sione per la cin­e­matografia e per le tec­niche di ripro­duzione dig­i­tale e fotografica. Dom­i­nano la Pop art e la Mec art, cor­renti che meglio di altre indagano l’evolversi dei rap­porti tra la sper­i­men­tazione artis­tica e l’elaborazione del lin­guag­gio dei media, negli anni di mag­gior affer­mazione della soci­età dell’immagine e dello spet­ta­colo. La pit­tura diventa arte total­mente visiva, sup­por­t­ata dalle nuove tec­niche di comu­ni­cazione, ma man­te­nendo l’autonomia del tratto pit­torico, con risul­tati decisa­mente rius­citi e per la car­ica inno­v­a­tiva e per il potere evoca­tivo. I per­son­aggi pro­tag­o­nisti delle opere in mostra ci riman­dano a mondi ide­al­iz­zati, ad atmos­fere sog­nanti, a mod­elli oggetto del deside­rio: sem­brano comu­ni­carci che un mondo “altro” è pos­si­bile, reale.
Apre la rassegna Night and day di Janusz Haka, in cui due splen­didi soggetti fem­minili forte­mente carat­ter­iz­zati dall’intervento di col­ore a mano sulla tela, in inquad­ra­ture di taglio che riman­dano al set cin­e­matografico, sem­brano sirene evo­ca­trici di par­a­disi lon­tani. In due seri­grafie decol­lage, La dolce vita e Elvis, Mimmo Rotella rap­p­re­senta l’emblema dell’ icono­grafia col­let­tiva sui miti del cin­ema e dello spet­ta­colo. Clau­dio Mas­succo, ritrat­tista di notev­ole capac­ità, rap­p­re­senta in David Bowie tutta la car­ica eclet­tica e spet­ta­co­lare del Duca bianco; Luisa Raf­faelli con un inter­vento di “foto­pit­tura” (tec­nica da lei stessa inven­tata) in Lividi 2 rap­p­re­senta un fermo immag­ine su una donna a tratti smar­rita ma autonoma e lib­era, come ci sem­brano sug­gerire la posa e lo sfondo. Theo Gallino in un esem­plare della serie “Fumetto pro­tetto” sem­bra voler preser­vare dagli effetti del tempo la fres­chezza e l’ilarità gio­vanile pro­pria del fumetto.
L’esposizione con­tinua con l’oggetto sim­bolo della cin­e­matografia, il con­teni­tore per le pel­li­cole cin­e­matogra­fiche, la cosid­detta Pizza di Anto­nio Carena, e pros­egue con un’opera del grande Luigi Veronesi, Com­po­sizione, più che mai espres­sione dell’esperienza pluri­en­nale del pit­tore nella fil­mo­grafia sul col­ore. In Si vive solo due volte e Multi schermo di Duilio Gam­bino, James Bond, e in par­ti­co­lare l’interpretazione che ne diede Sean Con­nery, è il soggetto pres­sochè unico e incon­trastato delle tele, svis­cer­ato non solo da un punto di vista for­male ma anche da quello psi­co­logico.
Ritorna la grande Anna Comba, che in Fratelli Marx ricorda l’omonimo cin­ema in corso Bel­gio a Torino, in una sorta di inter­po­sizione tra con­tenuto e con­teni­tore, men­tre in Bolero film rimanda chiara­mente alla realtà cin­e­matografica. Pietro Paolo Cotza in Hansel e Gre­tel ci riporta in un mondo seg­reto e fiabesco, così come Nespolo, nell’opera L’uomo nero risveg­lia le paure ances­trali dei bimbi; La mole è invece una sorta di trib­uto al col­ore e al Museo Nazionale del Cin­ema. Il ciclo “Irma la dolce” di Adri­ana Rig­o­nat rap­p­re­senta donne di malaf­fare in attesa di un rin­no­va­mento, sfidu­ci­ate e sole; in una rassegna ded­i­cata al cin­ema non poteva man­care Luigi Togli­atto Amateis, illus­tra­tore cin­e­matografico di notev­ole liv­ello e pit­tore capace, che nelle sue formelle per il libro Carne Anima e Brig­anti scritto a quat­tro mani con Gio­vanni Arpino, riduce le inquad­ra­ture a dei “frame” sulla vita sociale chiosati dalle mas­sime in latino.
Gianni Bertini con “Splack!” ci riporta al mondo dei fumetti e dei car­toni ani­mati, per tutti famil­iare e piacev­ole. Bisha parte dal mod­ello della Scuola di Atene di Raf­faello per appro­dare ad una scenografia mod­erna, con posizioni e ruoli dei per­son­aggi che riman­dano al teatro, sullo sfondo una New York vivace, col­orata e dinam­ica sim­bolo delle oppor­tu­nità: ed è pro­prio al teatro-​cinema Empire a Lon­dra che ci accom­pa­gna la gio­vane Yas­mine Dainelli in Unti­tled– Lon­don.
L’esposizione si chi­ude con la poe­sia visiva del grande Lam­berto Pig­notti, il Rim­baud con­tem­po­ra­neo, vision­ario e futur­ista, che in Forse Fuori Luogo esprime chiara­mente il richi­amo all’ inquad­ratura, alle luci, allo sfondo carat­ter­iz­zanti dell’ arte cin­e­matografica. Enore Zaf­firi, mae­stro dell’ arte dig­i­tale e musicista, tradisce le sue orig­ini di musicista, e sem­bra in Pit­tura elet­tron­ica voler sot­to­lin­eare che un uni­verso dig­i­tale esiste real­mente ed è quasi tan­gi­bile: e ancora una volta si ril­eva l’importanza della madre di tutte le arti, sim­bolo del terzo mil­len­nio: la comu­ni­cazione.
RET­RO­SPET­TIVA SULL’ARTE MOD­ERNA:
UN “PAS­SAGE”
SULLE ATTUALI ESPO­SIZIONI A TORINO­TURIN GATE 04
CIN­EMA E PIT­TURA — CON­T­A­M­I­NAZIONI
15 aprile – 10 giugno 2016
HOTEL DOCK MILANO – VIA CER­NAIA 46 – TORINO

Egle Scroppo

invito egle 05 ante

Turin Gate 03


IMG 5535 01 sTURIN GATE 03: l’esposizione prende spunto dal grande Monet, mae­stro dell’impressionismo e della pit­tura «en plein air», ovvero della rap­p­re­sen­tazione dell’ambiente nat­u­rale ed ogget­tivo, per scan­dagliare gli ambi­enti più pro­fondi dell’animo.
L’excursus risale dalle pro­fon­dità som­merse dei «pae­saggi dell» anima», ovvero tracce
emozion­ali del nos­tro vis­suto, sce­nari inte­ri­ori ed este­ri­or­iz­zati, rif­lessi di un’intimità
sof­ferta mai aper­ta­mente riv­e­lata; attra­versa pae­saggi nat­u­rali uman­iz­zati e al con­tempo sel­vaggi, des­o­lati, alla ricerca di par­a­disi arti­fi­ciali che sono parte del bagaglio cul­tur­ale e del retag­gio infan­tile di ognuno di noi; dopo un lungo viag­gio esten­u­ante all’interno del sé, infine approda nuo­va­mente alla memo­ria inte­ri­ore, alla strat­i­fi­cazioni della coscienza, alla rap­p­re­sen­tazione icon­ica della città antica.
Il per­corso espos­i­tivo parte dai pae­saggi dolenti di Gio Mag­gio, che in Eclisse rap­p­re­senta il cuore del mondo lac­er­ato dalla sof­ferenza, sof­fo­cato dalla mate­ria scura e col­losa del pro­gresso che tutto rico­pre e fagocita; in Con­t­a­m­i­nazioni l’elettromagnetismo e la dig­i­tal­iz­zazione di tutti i set­tori della vita sono essenza stessa e motore del sis­tema città. La crit­ica all’azione detur­pante dell’uomo sull’ambiente è chiara­mente espressa in Marea Nera di Giammari­naro; Cin­ema di carta di Anna Comba rap­p­re­senta invece un mondo inte­ri­ore, popo­lato dagli idoli di più gen­er­azioni, sim­boli di un’America vin­cente e lib­era, di sogni e ide­ali che spesso si scon­trano con un prag­ma­tismo spinto fino all’eccesso. Fa da con­traltare la risposta di Bisha in Enjoy life, dove la riv­olta come segno di volontà di cam­bi­a­mento, esplode all’esterno della stanza, incu­pendo il mondo dorato della diva che brinda alla vita. Nel con­testo di pae­saggi uman­izzzati ed esasperati ben si inserisce la Veduta di Torino di Alfredo Bil­letto, cupa icona della città indus­tri­ale da cui
fugge Il dis­a­dat­tato di Pierangelo Tron­coni in cerca di una nuova iden­tità in armo­nia con il pae­sag­gio nat­u­rale. La ricerca del sé si perde nei pae­saggi bucol­ici di Bruno Schwab (Stu­dio
per Fontanamora e Gia­rdino fior­ito), nel panorama alpino de La finta poe­sia di Anto­nio Carena, nelle vedute marine di Michele Baretta e Ser­gio Agosti (Pesca­tori a Marina di Pisa e Oriz­zonte alle Trem­iti), così come nei rasser­enanti ricordi d’infanzia, sim­boli essi stessi: il car­retto dei gelati di Anna Comba, la Cinque­cento di Diego Scur­satone, la Cat­te­drale di Alfredo Bil­letto, opera più tarda, dal carat­tere quasi astratto di ascen­denza cubista, o il mer­cato di Gian­carlo Aleardo Gas­parin.
Il viag­gio inte­ri­ore pros­egue, e scende più in pro­fon­dità, fino a rag­giun­gere pae­saggi arcaici, ances­trali, forze nat­u­rali incon­trol­la­bili, matrici di paura e di attrazione, come la Colata lav­ica di Vit­to­rio Marone e le Pro­fon­dità oceaniche di Luciana Mat­alon; risale al sub­strato dei sogni, nei con­torni stiliz­zati dei pae­saggi di Adri­ana Rig­o­nat (Vacanze e Il gia­rdino dei sem­plici), nello spes­sore materico di Tra­monto a Capo Ampe­lio di Marone, negli Anon­imi per­corsi di Gian­franco Gal­izio,
che riman­dano ad ambi­enti a noi più che mai famil­iari. Fiaba di Rocco For­gione rap­p­re­senta ancora il mondo onirico, così come i pae­saggi di Stoisa e di Magritte, e L’abbandono di Gior­gio Giorgi. Il viag­gio attra­verso i pae­saggi dell’anima infine si chi­ude al punto di partenza, con le città arcaiche di Mem­o­rie di Gio Mag­gio, stiliz­zate nei segni pri­mor­diali della civiltà, in tracce antiche sed­i­men­tate nel tes­suto urbano, che rap­p­re­sen­tano l’essenza stessa del pae­sag­gio nat­u­rale e arti­fi­ciale del nos­tro tempo.

RET­RO­SPET­TIVA SULL’ARTE MOD­ERNA:
UN “PAS­SAGE”
SULLE ATTUALI ESPO­SIZIONI A TORINO

PAE­SAGGI DELL’ANIMA

29 GEN­NAIO – 25 MARZO 2016

HOTEL DOCK – VIA CER­NAIA 46 – TORINO

Open daily hours: 11 – 13 ⁄ 15 – 20 — FREE ENTRANCE

FELICE ANDREASI attor pit­tore

invito Felice Andreasi

PRE­FAZIONE DEL LIBRO

Questo libro su Felice Andreasi, che vede la luce in occa­sione del decen­nale della morte (Natale 2005), vuole ricor­dare l’attore/pittore nell’ambito di un’iniziativa — orga­niz­zata dall’Associazione Piemonte Movie in col­lab­o­razione con il DAMS dell’Università degli Studi di Torino, il Museo Nazionale del Cin­ema, Film Com­mis­sion Torino Piemonte, la Città di Cherasco, il Comune di Cor­taz­zone, la Famija Turineisa, il Cir­colo dei Let­tori, le cir­co­scrizioni 4 e 8 di Torino – che com­prende mostre di pit­tura, rassegne cin­e­matogra­fiche e tele­vi­sive, tav­ole rotonde e con­ferenze. In molti casi i migliori tal­enti, per i più svariati motivi, non ricevono in vita tutte le attes­tazioni che meritereb­bero, rica­van­done di con­seguenza un immer­i­tato oblio.

Felice Andreasi è uno di questi casi.

Per­son­ag­gio schivo, pit­tore auto­di­datta che si ispi­rava ai grandi maestri del pas­sato e non soltanto, a soli 28 anni, in occa­sione della prima mostra, ricevette l’encomio di uno dei più famosi crit­ici d’arte dell’epoca, Marziano Bernardi, che lo definì “un pit­tore antico-​moderno”. Da allora e per tutta la vita perseguì infat­i­ca­bil­mente e senza inter­ruzione la sua vocazione artis­tica, senza mai esporsi più di tanto, ma ricevendo una­n­imi attes­tati di stima da parte degli addetti ai lavori. La sec­onda attiv­ità di Andreasi, nel campo dello spet­ta­colo, iniziò negli anni Ses­santa e anche qui il suc­cesso, a par­tire dal cabaret, fu imme­di­ato. Scriveva per­sonal­mente i testi che recitava sul pal­coscenico, e per la rac­colta edi­to­ri­ale di alcuni di questi ricevette il Pre­mio Bor­dighera per l’umorismo. Passò con nat­u­ralezza dal cabaret al teatro, alla tv, al cin­ema, che lo portò, con parti via via più impeg­na­tive, a rice­vere il Nas­tro d’Argento per il miglior attore non pro­tag­o­nista nel film Pane e tuli­pani (2000).

Con questo libro, che nasce gra­zie al tenace e costante inter­es­sa­mento del fratello Eufemio, si intende riva­l­utare l’attività artis­tica di Andreasi, met­tendo in risalto le grandi doti di uomo di spet­ta­colo ma anche la maes­tria di pit­tore, prob­a­bil­mente ad oggi non ancora adeguata­mente valutati.

Saggi crit­ici sui vari aspetti dell’attività di Andreasi (pit­tura, teatro, cabaret, radio, tele­vi­sione, cin­ema, scrit­tura) si affi­an­cano a tes­ti­mo­ni­anze rese da amici, attori, reg­isti, artisti di vario genere che hanno lavo­rato con lui, e a sue dichiarazioni sulla pro­pria vita ed il pro­prio lavoro. Siamo grati a tutte le per­sone che hanno col­lab­o­rato a elab­o­rare questi testi e a fornire fotografie e ripro­duzioni di quadri; in par­ti­co­lare ringrazi­amo la cortese e gen­erosa disponi­bil­ità della moglie Maria Grazia. Andreasi diceva spesso che l’attore man­teneva il pit­tore, quasi fos­sero due per­sone sep­a­rate. In realtà, eccetto l’impegnativo peri­odo di attiv­ità durante le sta­gioni al Derby di Milano, ha sem­pre fatto con­vi­vere sapi­en­te­mente e frut­tu­osa­mente le diverse espres­sioni di una mul­ti­forme e orig­i­nalis­sima per­son­al­ità, nutren­dole reciprocamente”.

FELICE ANDREASI

Felice Andreasi (Torino, 8.1.1928 – Cor­taz­zone d’Asti, 25.12.2005) è stato attore e pit­tore. Dopo una lunga espe­rienza teatrale insieme con i mag­giori espo­nenti del teatro comico-​satirico milanese, ha parte­ci­pato a numerosi pro­grammi radio­fonici e tele­vi­sivi negli anni Settanta/​Ottanta. A teatro ha inter­pre­tato, Mer­cadet l’affarista di Balzac, L’antiquario di Goldoni e Aspet­tando Godot di Samuel Beck­ett (insieme a Enzo Jan­nacci, Gior­gio Gaber, Paolo Rossi e Giuseppe Ced­erna). Molti sono i film di suc­cesso a cui ha parte­ci­pato: Il sospetto di Maselli, Sturmtrup­pen di Sam­peri, Musica per vec­chi ani­mali di Benni e Angelucci, Sto­ria di ragazzi e di ragazze di Avati, Il caso Martello e Il par­ti­giano Johnny di Chiesa, Un’anima divisa in due e Pane e tuli­pani di Sol­dini, Due amici di Sci­mone e Sframeli. Meno nota è l’attività di Andreasi nel campo della pit­tura a cui si dedicò con pas­sione per tutta la vita. Ottimi riconosci­menti da parte della crit­ica spe­cial­iz­zata sono stati trib­u­tati alle poche mostre che egli volle orga­niz­zare in virtù della sua nat­u­rale mod­es­tia e ritrosia (anche se era solito affer­mare di essere “un pit­tore con l’hobby della recitazione”).

I CURA­TORI:

Anto­nio De Lucia ha fre­quen­tato la scuola “Ipotesi Cin­ema” diretta da Ermanno Olmi a Bas­sano del Grappa e il corso di videodoc­u­men­tazione sociale diretto dal reg­ista Daniele Segre a Torino. Dal 1994 real­izza doc­u­men­tari e cor­tome­traggi con tem­atiche cul­tur­ali, artis­tiche e sociali, tra cui Astratti Furori, lib­era­mente ispi­rato al romanzo Con­ver­sazione in Sicilia di Elio Vit­torini, Angeli, Guer­ri­eri di luce (con­te­nente un’inter­vista a Lucia Bosé) e Sto­rie senza quartiere. Nel 1998 ha real­iz­zato con Enrico Ven­ditti il documenta­rio Felice l’attore che dipinge, vide­ori­tratto di Felice Andreasi pre­mi­ato al XVI Torino Film Fes­ti­val e nel 2001 la docu-​fiction sul can­tau­tore Bruno Lauzi, pre­mi­ata ad Anteprima per il Cin­ema ital­iano di Bellaria.

Alessan­dro Gaido, gior­nal­ista e orga­niz­za­tore cul­tur­ale. Cro­nista e diret­tore, negli anni, in diverse tes­tate locali region­ali, ha guida­to gli uffici stampa del Teatro Mat­teotti di Mon­calieri, della casa di pro­duzione Nova-​T e dell’Unione Cul­tur­ale Franco Anton­i­celli. In ambito cin­e­matografico è pres­i­dente dell’Associazione Piemonte Movie, diret­tore artis­tico del Piemonte Movie gLo­cal Film Fes­ti­val e diret­tore edi­to­ri­ale dell’Enci­clo­pe­dia del Cin­ema in Piemonte. Dal 2005 al 2010 è stato seg­re­tario dell’Associazione Museo Nazionale del Cin­ema, dove ha diretto la riv­ista “Mondo Niovo”. Ha pub­bli­cato i saggi Pietro Micca e l’Assedio di Torino nel cin­ema (Atti del con­vegno Torino 1706) e Le strade del cin­ema, inser­ito nella guida Torino una città che non ti aspetti (Ibis Edizioni).

Franco Prono è docente di Sto­ria del Cin­ema presso il DAMS dell’Università di Torino. Redat­tore per più di vent’anni della rivi­sta “Cin­ema Nuovo”, ha col­lab­o­rato anche a “Sipario”, “Il Nuovo Spet­ta­tore” e “La Valle dell’Eden”. Le sue numerose pub­bli­cazioni riguardano soprat­tutto il cin­ema ital­iano, ma non man­cano studi su altri temi della cin­e­matografia mon­di­ale e su altri set­tori dello spet­ta­colo, come il teatro, il video, la tele­vi­sione. Ha fondato e di­rige l’Enci­clo­pe­dia del cin­ema in Piemonte. All’attività di ricerca si affi­anca l’organizzazione di eventi, rassegne, man­i­fes­tazioni riguar­danti il mondo dello spet­ta­colo nel ter­ri­to­rio piemontese.

Turin Gate 02


TurinGate02 FronteTURIN GATE 02: eccoci al sec­ondo step. Questa volta atter­ri­amo a Parigi, nei cafè des artistes, nel quartiere di Mont­martre, accanto ai grandi maestri con cui Modigliani con­di­videva le gior­nate abboz­zando i suoi “dessin à boire”, che gli per­me­t­te­vano di vivere e di perseguire la sua car­ri­era artis­tica. La car­ica inno­v­a­tiva di Modigliani fu pre­po­ten­te­mente palese nei suoi nudi e nei suoi ritratti: così Tamara De Lem­picka, in un con­testo tut­tavia dif­fer­ente, trovò nei medes­imi soggetti la sua mas­sima espres­sione. Da qui si parte per una riv­is­i­tazione del tema del nudo, e di quello del ritratto, visti da artisti con radici e crescite stilis­tiche, entourages, mes­saggi pro­fon­da­mente diversi. La nos­tra immer­sione in questo mondo emo­tivo, che ci rimanda alla dimen­sione più prim­i­tiva dell’uomo, e allo stesso tempo alla più alta forma di espres­sione artis­tica, prende spunto da un ritratto, “Cristina”, di Pietro Annigoni, e pro­cede con “Les mod­e­les” di Enrico Baj, i cui nudi sono pura schema­tiz­zazione e col­ore, ancor di più nel ritratto “Mon­u­mento”, in cui la testa del soggetto si intravede nelle pure forme geo­met­riche. Il cam­mino nella dimen­sione dion­isi­aca del rap­porto pittore-​modella si snoda tra i nudi di Francesco Messina, in una litografia su sug­hero, di Luigi Chessa, in un dis­egno a matita, e di Giulio Da Milano, che sem­bra citare Matisse, per la cro­mia e per la com­po­sizione nello spazio pit­torico. All’interno di questo primo excur­sus, un’opera con­tem­po­ranea di Pino Amato, in arte Bisha, una rielab­o­razione dig­i­tale di un par­ti­co­lare del “Ratto di Pros­er­pina” di Gian Lorenzo Bernini, suona quasi come una provo­cazione, in un ter­reno pret­ta­mente pit­torico: tut­tavia, e per la tec­nica e per la poet­ica, è più che mai espres­sione del nos­tro tempo. Il per­corso espos­i­tivo pro­cede con Bruno Schwab, tedesco tori­nese di adozione, di stra­or­di­narie capac­ità tec­niche, “mae­stro fal­sario” come amava definirsi, che con “Al caffè” e “Nudo dis­teso” ci riporta nell’atmosfera parig­ina degli ate­lier e dei caffè dei primo Nove­cento. Di sua mano anche uno splen­dido ritratto di Bacco, dip­into “alla maniera di Anto­nio Mancini”, affi­an­cato da il “Bac­canale” di Pablo Picasso, un’ acquat­inta del 1959, e “Il fauno” di Luigi Togli­atto Amateis, pit­tore e illus­tra­tore tori­nese di rilievo. Il com­p­lesso rap­porto pittore-​modella è fil­trato dallo sguardo di Orfeo Tam­buri, nel ritratto di Mau­rice De Vlam­ick (mirabile espo­nente dei “fauves”) e nella sua modella, e di Michele Baretta, che qui ritro­vi­amo in un del­i­cato e stra­or­di­nario esem­plare di nudo; un mer­av­iglioso ritratto di Primo Conti, “Viso”, sem­bra quasi dialog­are con le famose “teste” di Vir­gilio Guidi. Enrico Colom­botto Rosso, accanto al suo mae­stro Felice Caso­rati, (in mostra con “Le mon­dine”), da cui si dis­tacca forte­mente per ricerca stilis­tica, e la sua grandiosa amica Leonor Fini, artista di tem­pera­mento forte e pro­fon­da­mente erotico, sono entrambi tes­ti­moni di una visione del tutto inno­v­a­tiva, il primo, “puro spir­i­tu­al­ista estra­neo ad ogni con­t­a­m­i­nazione con la realtà” (cit. Vit­to­rio Sgarbi), con un tratto deciso ma fine, la sec­onda con uno sfu­mato cro­ma­tismo delinea un inqui­etante viso fem­minile. Carol Rama, icona soli­taria della ribel­lione e dell’autonomia artis­tica, tori­nese di fama inter­nazionale, nel suo ritratto “Fig­ure”, sem­bra ripren­dere i con­torni allun­gati degli occhi delle mod­elle di Modigliani. Tor­ni­amo a Parigi, con un ritratto di Felix Labisse, sur­re­al­ista francese che nei suoi col­ori accesi ma cupi appare stra­or­di­nar­i­a­mente attuale, e Pierre Octave Fasani, la cui tec­nica inno­v­a­tiva “bois brulé”, che egli stesso inventò, carat­ter­izza il viso della gio­vane ragazza. La ret­ro­spet­tiva si chi­ude con due opere di Bruno Tozzi, un nudo e un ritratto, in cui l’artista, anch’egli vis­suto a Parigi tra il 1919 e il 1935, peri­odo di mas­simo fer­vore artis­tico, appare quasi come il nat­u­rale pros­e­cu­tore dei det­tami della scuola di Modigliani.

RET­RO­SPET­TIVA SULL’ARTE MOD­ERNA:
UN “PAS­SAGE”
SULLE ATTUALI ESPO­SIZIONI A TORINO

AMEDEO MODIGLIANI E TAMARA DE LEM­PICKA : IL NUDO E IL RITRATTO

15 mag­gio – 11 settembre

HOTEL DOCK – VIA CER­NAIA 46 – TORINO

Open daily hours: 11 – 13 ⁄ 15 – 20 — FREE ENTRANCE

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