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Hotel Principe di Torino, corso Mon­calieri 85 — Turin. New event’s begin­ning… 12.02.2016 19:00

Cat­a­log

The event cat­a­log is avail­able at the Hotel Recep­tion.

For more infor­ma­tion con­tact: info@​laminima.​it

Drop the mask finis­sage

principe 01 drop finissage ante web

Finis­sage 10 feb­braio 2017 ore 19:00

TURIN GATE 05:

“DROP THE MASK” è la sin­tesi del per­corso del nos­tro incon­scio dal materno e ras­si­cu­rante ambi­ente fetale (Ser­gio Ragalzi, Orig­ine), dove tutti vivi­amo un’identità prim­i­ge­nia sconosci­uta e pro­tetta, fino al trauma della nascita e alla coscienza di essere let­teral­mente scar­aven­tati in un mondo ignoto e a tratti incom­pren­si­bile. La forza e la volontà di costru­irci un’identità, di darci un volto, una fisiono­mia, un’apparenza a volte, soltanto, che possa anche solo in parte essere il rif­lesso della nos­tra facies inte­ri­ore, carat­ter­izza la natura umana e si man­i­festa in tutte le fasi della vita: fin dall’infanzia, fatta di seren­ità e felici scop­erte, di gai rifer­i­menti (Pop­eye di Max petrone, Putting on your face di Ron­nie Cutrone e Bang! di Gallino, in mostra ad Alas­sio Gate 02), ma anche di realtà spaven­tose, sim­boli che ci atter­riscono per­ché riman­dano a realtà ancora troppo com­p­lesse per poterle com­pren­dere ed avvic­inare (si vedano L’Urlo di Ragalzi, Appari­tion d’autumne di De Bonis, gli alieni di Colom­botto Rosso, le eteree donne di Leonor Fini, quasi fantasmi,…i lan­guidi occhi de La pri­gion­iera di Guidi, *Alas­sio Gate 02). Nel pas­sag­gio obbli­gato dell’ ado­lescenza, quasi come fosse un tun­nel di doveri e ruoli sco­modi in cui non ci si riconosce, la dol­cezza e la del­i­catezza dell’ infanzia las­ciano spazio alla pro­rompente sen­su­al­ità e fierezza dell’età adulta, che a volte, ancora, sbanda dis­ori­en­tata tra i peri­coli e i porti sicuri della vita, alla ricerca di una maschera ras­si­cu­rante che celi e pro­tegga la pro­pria intim­ità (The ungreat­ful daugh­ter e Ariel di Carla Iacono). E, proce­dendo nella risalita in super­fi­cie dal mare tran­quillo del ven­tre materno alla tem­pesta della vita, ci si perde: Giu­lia Caira si spec­chia in un viso tor­men­tato e spet­trale, livido ma sen­suale nella sua fis­sità; stride la sicurezza della modella di Pig­notti, con la sen­sazione dis­per­ata di essere “Forse fuori luogo” . Vul­tus in latino è anche sguardo e in alcuni casi lo sguardo intriga e irretisce, con­quista prima del volto e della sen­su­al­ità car­nale del corpo: è il caso di San­dra di Buia di Annigoni, Felix Labisse, Primo Conti, Jean-​Pierre Fasani (*Alas­sio Gate 02).

Le pro­tag­o­niste di Still life di Cotza (natura morta più viva che mai) e di Bath­room di Sampieri si sch­erniscono e fug­gono lo sguardo: per­ché uno sguardo può met­terti a nudo, sco­prirti l’anima. L’uomo di Luigi Stoisa , in Pen­sieri nella notte nasconde il viso in una trag­ica pos­tura che sem­bra il pre­lu­dio alla morte, la donna di Amanti di Spinelli potrebbe essere il sim­bolo di tutte le donne, nella sua pri­vata nudità. Il viso si fa invece spec­chio dell’interiorità e porta verso l’ essenza inte­ri­ore negli autori­tratti di Piero Rug­geri e Adri­ano Tuninetto, come nel ritratto di Viani e nell’ inci­sione di Picasso (* Alas­sio Gate 02). Vis à vis tra Fed­erico di Mon­te­fel­tro e Bat­tista Sforza, in “Urbino sto­ries” di Bisha, con un deus ex-​machina di caratura inter­nazionale come Woody Allen, volto-​icona delle nevrosi met­ro­pol­i­tane newyorkesi, e intimo con­fronto di sguardi in Con­ver­sazione di Francesco di Ler­nia; anche in “Sogno” di Anna Comba la dimen­sione onir­ica si serve del cin­ema e del suo lin­guag­gio visivo più che mai preg­nante, potente intru­sione nel sub­strato psi­co­logico dello spet­ta­tore, richi­amo ai volti noti sim­bolo di realtà agog­nate (*Alas­sio Gate 02). Dal sogno all’esoterismo il passo è breve: i piatti di De Bonis riman­dano ad immag­ini arcaiche di maschere e sim­boli del sole e della luna, la stessa luna in cui da pic­coli (e forse anche da grandi.…) ci osti­navamo a leg­gere un viso. Tur­bano l’inconscio e riman­dano ad arcaiche iden­tità, le fig­ure appena abboz­zate ma poten­tis­sime nel segno e nella sim­bolo­gia prim­i­tiva antropo­log­ica, nella maschera di Migneco, in Not a penny more di Kostabi, nelle statue africane di Tozzi e nel tratto infan­tile di Mon­u­mento di Baj (*Alas­sio Gate 02). Dalle icone del ciclo fotografico pit­torico Re-​velation di Carla Iacono, (che riman­dano alla pit­tura fiamminga come Fairy Glaze e Sinthetic Mer­maids riman­da­vano ai pre­raf­faeliti), in cui il velo è stru­mento di forte carat­ter­iz­zazione di iden­tità, vei­colo di sig­ni­fi­cati cul­tur­ali e sociali, mes­sag­gio addirit­tura più potente e diretto del volto; fino alle icone pop e fumet­tis­tiche di Max Petrone, il quale rein­venta il volto come maschera, sim­bolo preg­nante della per­son­al­ità, Il per­corso si con­clude con le Decostruzioni di Fabio Zanino, che di un oggetto stravolge la strut­tura per riassem­blarne una nuova, con un nuova iden­tità che ne narra comunque la sto­ria com­p­lessa, e ne porta i segni.

TURIN GATE 05

HOTEL PRINCIPE DI TORINO

CORSO MON­CALIERI 85

TORINO

2 dicem­bre 2016 – 10 feb­braio 2017

Open daily hours: 11−13÷15−20

FREE ENTRANCE

Drop the mask

principe carla 01s

TURIN GATE 05:

“DROP THE MASK” è la sin­tesi del per­corso del nos­tro incon­scio dal materno e ras­si­cu­rante ambi­ente fetale (Ser­gio Ragalzi, Orig­ine), dove tutti vivi­amo un’identità prim­i­ge­nia sconosci­uta e pro­tetta, fino al trauma della nascita e alla coscienza di essere let­teral­mente scar­aven­tati in un mondo ignoto e a tratti incom­pren­si­bile. La forza e la volontà di costru­irci un’identità, di darci un volto, una fisiono­mia, un’apparenza a volte, soltanto, che possa anche solo in parte essere il rif­lesso della nos­tra facies inte­ri­ore, carat­ter­izza la natura umana e si man­i­festa in tutte le fasi della vita: fin dall’infanzia, fatta di seren­ità e felici scop­erte, di gai rifer­i­menti (Pop­eye di Max petrone, Putting on your face di Ron­nie Cutrone e Bang! di Gallino, in mostra ad Alas­sio Gate 02), ma anche di realtà spaven­tose, sim­boli che ci atter­riscono per­ché riman­dano a realtà ancora troppo com­p­lesse per poterle com­pren­dere ed avvic­inare (si vedano L’Urlo di Ragalzi, Appari­tion d’autumne di De Bonis, gli alieni di Colom­botto Rosso, le eteree donne di Leonor Fini, quasi fantasmi,…i lan­guidi occhi de La pri­gion­iera di Guidi, *Alas­sio Gate 02). Nel pas­sag­gio obbli­gato dell’ ado­lescenza, quasi come fosse un tun­nel di doveri e ruoli sco­modi in cui non ci si riconosce, la dol­cezza e la del­i­catezza dell’ infanzia las­ciano spazio alla pro­rompente sen­su­al­ità e fierezza dell’età adulta, che a volte, ancora, sbanda dis­ori­en­tata tra i peri­coli e i porti sicuri della vita, alla ricerca di una maschera ras­si­cu­rante che celi e pro­tegga la pro­pria intim­ità (The ungreat­ful daugh­ter e Ariel di Carla Iacono). E, proce­dendo nella risalita in super­fi­cie dal mare tran­quillo del ven­tre materno alla tem­pesta della vita, ci si perde: Giu­lia Caira si spec­chia in un viso tor­men­tato e spet­trale, livido ma sen­suale nella sua fis­sità; stride la sicurezza della modella di Pig­notti, con la sen­sazione dis­per­ata di essere “Forse fuori luogo” . Vul­tus in latino è anche sguardo e in alcuni casi lo sguardo intriga e irretisce, con­quista prima del volto e della sen­su­al­ità car­nale del corpo: è il caso di San­dra di Buia di Annigoni, Felix Labisse, Primo Conti, Jean-​Pierre Fasani (*Alas­sio Gate 02).

Le pro­tag­o­niste di Still life di Cotza (natura morta più viva che mai) e di Bath­room di Sampieri si sch­erniscono e fug­gono lo sguardo: per­ché uno sguardo può met­terti a nudo, sco­prirti l’anima. L’uomo di Luigi Stoisa , in Pen­sieri nella notte nasconde il viso in una trag­ica pos­tura che sem­bra il pre­lu­dio alla morte, la donna di Amanti di Spinelli potrebbe essere il sim­bolo di tutte le donne, nella sua pri­vata nudità. Il viso si fa invece spec­chio dell’interiorità e porta verso l’ essenza inte­ri­ore negli autori­tratti di Piero Rug­geri e Adri­ano Tuninetto, come nel ritratto di Viani e nell’ inci­sione di Picasso (* Alas­sio Gate 02). Vis à vis tra Fed­erico di Mon­te­fel­tro e Bat­tista Sforza, in “Urbino sto­ries” di Bisha, con un deus ex-​machina di caratura inter­nazionale come Woody Allen, volto-​icona delle nevrosi met­ro­pol­i­tane newyorkesi, e intimo con­fronto di sguardi in Con­ver­sazione di Francesco di Ler­nia; anche in “Sogno” di Anna Comba la dimen­sione onir­ica si serve del cin­ema e del suo lin­guag­gio visivo più che mai preg­nante, potente intru­sione nel sub­strato psi­co­logico dello spet­ta­tore, richi­amo ai volti noti sim­bolo di realtà agog­nate (*Alas­sio Gate 02). Dal sogno all’esoterismo il passo è breve: i piatti di De Bonis riman­dano ad immag­ini arcaiche di maschere e sim­boli del sole e della luna, la stessa luna in cui da pic­coli (e forse anche da grandi.…) ci osti­navamo a leg­gere un viso. Tur­bano l’inconscio e riman­dano ad arcaiche iden­tità, le fig­ure appena abboz­zate ma poten­tis­sime nel segno e nella sim­bolo­gia prim­i­tiva antropo­log­ica, nella maschera di Migneco, in Not a penny more di Kostabi, nelle statue africane di Tozzi e nel tratto infan­tile di Mon­u­mento di Baj (*Alas­sio Gate 02). Dalle icone del ciclo fotografico pit­torico Re-​velation di Carla Iacono, (che riman­dano alla pit­tura fiamminga come Fairy Glaze e Sinthetic Mer­maids riman­da­vano ai pre­raf­faeliti), in cui il velo è stru­mento di forte carat­ter­iz­zazione di iden­tità, vei­colo di sig­ni­fi­cati cul­tur­ali e sociali, mes­sag­gio addirit­tura più potente e diretto del volto; fino alle icone pop e fumet­tis­tiche di Max Petrone, il quale rein­venta il volto come maschera, sim­bolo preg­nante della per­son­al­ità, Il per­corso si con­clude con le Decostruzioni di Fabio Zanino, che di un oggetto stravolge la strut­tura per riassem­blarne una nuova, con un nuova iden­tità che ne narra comunque la sto­ria com­p­lessa, e ne porta i segni.

TURIN GATE 05

HOTEL PRINCIPE DI TORINO

CORSO MON­CALIERI 85

TORINO

2 dicem­bre 2016 – 27 gen­naio 2017

Open daily hours: 11−13÷15−20

FREE ENTRANCE

ALAS­SIO GATE 01 — CINE /​ESTETICO

alassio gate 01 invito 500 per web ante

Cin­ema e pit­tura entrambe rap­p­re­sen­tazioni della vita: il cin­ema esplode nelle tele, nei pro­tag­o­nisti delle sto­rie pit­toriche, nelle emozioni e nei sogni degli osser­va­tori; è evo­cazione, o vocazione, per­ché aver uno sguardo cin­e­matografico verso la vita è un tal­ento nat­u­rale, è una spinta emozionale irrefren­abile che quasi ti costringe a rac­con­tare sto­rie (in parte vere). L’ arte di inventare un mondo fit­tizio e arte­fatto, come una rap­p­re­sen­tazione sul pal­coscenico della vita, antichissima traslazione dal teatro greco, è anche al tempo stesso la forza propul­siva della pit­tura. La pit­tura parla diret­ta­mente all’ anima dello spet­ta­tore, provoca, rilassa, evoca, inventa, rigen­era, ferisce: pro­prio come il cinema.
Per­chè in fondo, aveva ragione Alfred Hitch­cock: “Il cin­ema è la vita a cui sono state tolte le parti noiose”.
Cine /​estetico. Il dual­ismo del cin­ema, cinestetico visivo udi­tivo e quanto mai emozionale, e dal lato opposto la pit­tura, espres­sione estet­ica o anti-​estetica delle emozioni, rap­p­re­sen­tazione artis­tica capace di coin­vol­gere la sfera udi­tiva visiva tat­tile, neu­ronale dell’ espe­rienza umana dell’osservatore.
Diego Scur­satone, è:
- cinestetico: ovunque, nel nulla e nella des­o­lazione di certi suoi pae­saggi abban­do­nati, nelle vie traf­fi­cate delle città eter­na­mente in movi­mento e in comu­ni­cazione, nei rari per­son­aggi, appar­ente­mente pre­senze casu­ali, in realtà primi attori delle sue scene;
- udi­tivo: sem­pre, una tem­pesta di suoni e di musiche accom­pa­gna il suo processo cre­ativo, ed è doveroso reg­is­trarne meti­colosa­mente ogni volta gli spunti sul retro dell’ opera d’arte; il flusso sonoro è vivo, pre­sente nella mate­ria pit­tor­ica, come un accom­pa­g­na­mento per una storia;
- (più che mai) visivo: tele come finestre spalan­cate su mondi reali e sog­nati, scene di vita che sem­brano rubate al set di film, e in tutte.…l’attesa, la sen­sazione che qual­cosa sta per accadere. Si è fis­sato l’attimo ma non si è fer­mato il tempo, l’emozione va ancora oltre i con­fini materici del quadro e coin­volge tutti i piani sen­so­ri­ali, e intorno puoi sen­tire, immag­inare, quasi vedere gli attori che preparano la prossima scena.
Adri­ana Rig­o­nat, con il suo segno graf­fi­ato, a volte solo accen­nato e lieve, dis­creto, altre volte estrema­mente duro e dram­matico, rimanda a film e per­son­aggi noti all’ immag­i­nario col­let­tivo, e nel ciclo “Irma la dolce” i pro­tag­o­nisti delle sue sto­rie si scam­biano ruoli in un con­tinuo gioco di provo­cazione e di seduzione, di per­ver­sione e spesso di dolorosa solitudine.
Bisha, artista emer­gente dell’ arte dig­i­tale, media il rap­porto con la realtà attuale, con­trad­dit­to­ria, dura, dolorosa ma anche iron­ica, attra­verso personaggi-​icone del mondo cin­e­matografico, come Darth Vader emblema del lato oscuro del potere, nei panni di Char­lie Chap­lin, o Woody Allen, re incon­trastato della rap­p­re­sen­tazione cin­e­matografica delle relazioni amorose, che si intromette nella sto­ria d’amore tra il duca Fed­erico di Mon­te­fel­tro e Bat­tista Sforza, quasi come un deus ex-​machina che nel punto critico della sto­ria ne risolve inaspet­tata­mente l’intreccio.
Clau­dio Mas­succo, ritrat­tista emer­gente di alto liv­ello, rap­p­re­senta David Bowie colto quasi di sor­presa in un atteggia­mento più per­son­ale e intimistico, fuori dal jet-​set, men­tre Yas­mine Dainelli guida l’osservatore diret­ta­mente sul set, in uno scor­cio su un cinema-​teatro di Lon­dra, il cui tratto cupo e ner­voso del dis­egno ci parla del potente flusso emozionale che ha guidato l’artista nella rap­p­re­sen­tazione “en plein air”.
Intorno ai pit­tori emer­genti con­tem­po­ranei, le donne di Janusz Haka dialogano con la Mec Art di Bertini e Anna Comba, il cro­ma­tismo di Nespolo si con­fronta con quello di Veronesi, che rap­p­re­senta l’esperienza nella prima fil­mo­grafia a col­ori, men­tre Lam­berto Pig­notti, poeta visivo e vision­ario, il Rim­baud con­tem­po­ra­neo, dom­ina la scena.

Diego Scur­satone — Sur­ren­der

surrender invito endofyear web ante

Mostra per­son­ale di Diego Scursatone

SUR­REN­DER,
ovvero la resa dell’ambiente urbano antropiz­zato alla bellezza
e alla forza della natura: per­chè nelle opere di Diego Scur­satone
la natura e il respiro del mondo soprav­vivono sem­pre, vin­cendo
sull’omologazione e sulla pres­sione fisica e men­tale dei ritmi di vita
urbani alien­anti.

Il tempo si ferma, e in attesa di essere tra­volti dalla potenza del segno,
ci si arrende alla visione, alla rif­les­sione: all’ascolto del mondo.

TURIN GATE 04 CIN­EMA E PIT­TURA: CON­T­A­M­I­NAZIONI — FINIS­SAGE

gate 04 finissage web 05 r small

TURIN GATE 04 CIN­EMA E PIT­TURA — Con­t­a­m­i­nazioni

Finis­sage

Durante l’evento, spe­ciale omag­gio a Felice Andreasi: proiezione di monologhi inediti girati al Cab41 e del cor­tome­trag­gio “FELICE L’ATTORE CHE DIPINGE” ( ITALIA, 1998, Dvd, 24 minuti ) di Anto­nio De Lucia e Enrico Venditti


HOTEL DOCK MILANO – VIA CER­NAIA 46 – TORINO

  1. TURIN GATE 04 CIN­EMA E PIT­TURA: CON­T­A­M­I­NAZIONI
  2. Egle Scroppo
  3. FELICE ANDREASI attor pit­tore

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